sabato 13 gennaio 2018

Recensione: Lucky Supreme

Titolo: Lucky Supreme
Autore: Jeff Johnson
Editore: FanucciNoir
Data di pubblicazione ebook: 3 gennaio
Data di pubblicazione cartaceo: 17 gennaio
Prezzo ebook: 4,99
Prezzo cartaceo: 14,00

Descrizione:
In una Portland plumbea e in balìa di una selvaggia gentrificazione, Lucky Supreme, lo squallido negozio di tatuaggi, resta un’istituzione. Il locale vanta decenni di storia ed è ormai un’enorme croce nera sulla mappa mentale della brulicante vita notturna della Città Vecchia. Ma per quanto tempo ancora riuscirà a sopravvivere? Al suo interno, Darby Holland, quarantenne tormentato da demoni del passato pronti a condurlo sull’orlo della pazzia, nasconde preziosi bozzetti e segreti inconfessabili. E se finora Lucky Supreme si è rivelato il luogo ideale per tenerli al sicuro, quando uno dei suoi disegni gli viene rubato e riappare in California, Darby è costretto a utilizzare ogni mezzo, lecito e non, per difendere il suo locale, la sua reputazione e, non ultima, la sua salute mentale. Ciò che ancora non sa, però, è di avere a che fare con gente con la quale è meglio non scherzare. In un mondo popolato da indimenticabili abitanti della notte, in cui denaro, bugie e crimine la fanno da padroni, Darby dovrà contare su tutte le proprie abilità e su una buona dose di fortuna per poter rimanere in vita...

La mia recensione: 
Annidato nel cuore torbido della Città Vecchia, con la sua insegna fulminata e una prostituta sul marciapiede a fare da mascotte, il Lucky Supreme è uno dei negozi di tatuaggi più longevi di Portland. A gestirlo è Darby Holland, un uomo dai trascorsi burrascosi, tuttora una sorta di equilibrista allenato a muoversi ai margini della legalità, del resto solo chi possiede simili doti può sopravvivere in un ambiente in cui imperano vizi, degrado e povertà. I suoi collaboratori e apprendisti non sono da meno, sono tutti artisti maledetti, in qualche modo, persone in grado di impugnare una pistola con la stessa disinvoltura con cui impugnano una macchinetta per incidere la pelle.  
Fra un tatuaggio, una sbornia e le immancabili paranoie di Dimitri, il proprietario depresso di buona parte degli immobili presenti in zona, compreso l’edificio che ospita il Lucky Supreme, la vita scorre tranquilla, fino a che Darby non riceve una notizia che lo invoglia a chiudere un vecchio conto rimasto in sospeso. Un suo amico è riuscito a rintracciare Jason Bling, un suo ex apprendista che un po’ di tempo addietro è sparito dopo avergli rubato alcuni bozzetti, che teneva esposti nel locale, realizzati da Roland Norton, un vecchio tatuatore ormai morto. Niente di sorprendente dal punto di vista artistico, anzi Holland li ha sempre reputati brutti, ma inspiegabilmente quei lavori hanno assunto un valore collezionistico notevole e lui è determinato a riprendersi il maltolto. È così che, senza pensarci due volte, parte per la California, laddove il ladro è stato avvistato. La missione tuttavia si rivela più complicata del previsto perché Bling non è più in possesso della refurtiva e confessa di averla ceduta a uno noto criminale del posto: Dong-ju. Scendere a patti, o peggio sfidare, un boss della sua risma non è lo stesso che intimorire un delinquente da strapazzo, si tratta di invischiarsi in un gioco molto pericoloso, tanto che probabilmente il bottino non ne vale neanche la pena. Darby però è un osso duro, ed è pure un po’ folle. Riappropriarsi dei bozzetti, per lui, è una questione di principio, un atto necessario affinché nessuno pensi di potergli mancare di rispetto e farla franca, sicché decide di tornare a casa e organizzarsi per andare fino in fondo. A sostenerlo in quella che ha tutta l’aria di rivelarsi una missione suicida ci saranno i suoi colleghi del Lucky Supreme che, da veri amici, si rifiuteranno di lasciarlo solo nel momento del bisogno.
Lo scontro impari e improbabile fra una misera banda di teppisti e un’organizzazione mafiosa in piena regola: questa l’idea intorno a cui ruota e si sviluppa il noir adrenalinico concepito da Jeff Johnson. Una partita con la morte il cui esito appare scontato sin dall’inizio ma che, a dispetto di qualsiasi aspettativa, ci sorprenderà. Richiamando le tematiche e le atmosfere dell’hard-boiled alla Chandler, l’autore ci scaraventa negli anfratti più cupi di Portland, nelle pieghe di una storia che ci parla di misfatti, bugie, connivenza fra forze dell’ordine e criminalità. Leggendo si ha la sensazione di muoversi in una jungla urbana in cui il pericolo è sempre in agguato e difficilmente identificabile, ogni pagina ci investe con il suo carico di imprevisti e violenza costringendoci a trattenere il fiato fino alla fine.
Politicamente scorretto, disturbato da un passato doloroso che lo tormenta, a tratti squilibrato, eppure dotato di un’etica personale tutt’altro che discutibile, Darby Holland si afferma come un perfetto antieroe dei nostri tempi, un “cattivo” per cui risulta quasi impossibile non fare il tifo. Ma non è il solo personaggio a lasciare la sua impronta.
Se il plot ci inchioda in virtù della suspense e dell’azione che lo caratterizzano, i protagonisti riescono a entrarci dentro grazie alle loro personalità, spesso stravaganti, ma soprattutto per il bagaglio di esperienze che si portano dietro. A vibrare fra le righe di un crime perfettamente orchestrato è infatti il ritratto, intenso e realistico, di una fetta di umanità che si ingegna per vivere e sopravvivere in un territorio ostile, che si sostiene nei momenti di difficoltà, facendo scudo contro i più forti, e nonostante tutto ci fa scorgere la bellezza anche in uno scenario di forte degrado.  





Nessun commento:

Posta un commento