mercoledì 10 aprile 2013

Recensione: Eravamo soltanto amici

Titolo: Eravamo soltanto amici
Autore: Simone Guidi
Editore: 0111
Genere: narrativa LGB
Pagine: 212
Prezzo: 15,50
 
 
Descrizione:
Nella sonnolente cittadina di Riovaggio, quattro amici d’infanzia si ritrovano alla soglia della mezza età per un evento speciale: il matrimonio di uno di loro.
Marco, il futuro sposo, chiede ai suoi amici di accompagnarlo a Madrid dove convolerà a giuste nozze con il suo uomo. Inizia così un rocambolesco viaggio in camper e la reciproca riscoperta. Di tempo ne è trascorso dall’epoca dei giochi all’aperto. Michele è un ricercato uomo d’affari, Gianni un piccolo spacciatore di provincia, Tommaso un padre di famiglia le cui priorità sono li spinelli e la Playstation, Marco un uomo provato da dure esperienze che ha imparato a convivere con la sua diversità.
Inizia così quello che sarà un viaggio alla scoperta del significato più profondo della parola amicizia. Tra imprevisti, ricordi e gag esilaranti, qualcuno trama nell’ombra, mentre la meta si avvicina e con essa si fa strada la consapevolezza di non poter davvero riavvolgere il nastro del tempo.

L'autore:

Simone Guidi  ha 40 anni e vive nel cuore della Valfreddana, Lucca. Dal 2002 ha iniziato a scrivere per diletto, poi qualcuno gli ha detto che era bravo e da allora non ha mai smesso. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo libro, nel 2009 il secondo. Il terzo se Dio vorrà.
Nota bene: è uno che quando si siede al ristorante ha l’aria di essere stato già servito. 
 
La mia recensione:
Con il tempo si cambia, ci si perde di vista, ma le amicizie − quelle vere − restano… o forse no?
Una comunità sonnolenta, poco asfalto a tanto verde in cui tuffarsi a giocare. Era così la Riovaggio degli anni ’80, una cittadina con pochi palazzi e tre strade di numero. È lì che Michele, Tommaso, Marco e Gianni sono cresciuti giocando all’Italia campione del mondo o improvvisandosi costruttori di capanne.
Ne sono passati di anni da allora, i quattro bambini sono diventati uomini e hanno smesso di frequentarsi ma l’infanzia non si dimentica. Così quando Marco decide di sposarsi non può fare a meno di ripensare ai vecchi amici. Per lui non potrebbe esserci regalo migliore che ritrovarli per festeggiare il giorno più importante della sua vita. Il suo non è un sogno facilissimo da realizzare perché, trattandosi di un matrimonio tra uomini, la cerimonia avrà luogo a Madrid ma Marco ha pensato a tutto. Un camper preso a noleggio sarà il mezzo che condurrà gli amici a destinazione perciò il viaggio stesso si trasformerà in una impareggiabile occasione per ricoprirsi trascorrendo un paio di giorni insieme.
Superata la titubanza iniziale, tutti accettano con entusiasmo. Ecco allora che al grido di un “Rock’n’roll boys!” passato e presente si prendono per mano e l’avventura ha inizio.
Su questo plot dalle note scanzonate e l’aria di festa Simone Guidi intreccia una serie di fili che pian piano delineano i contorni di un disegno ben più ambizioso di quel che può sembrare all’inizio.
Pur senza mai rinunciare alla cifra ironica che contraddistingue la sua scrittura, con realismo implacabile sovrappone istantanee vecchie e nuove facendoci toccare con mano il flusso del tempo che passa. A dispetto della voglia comune di revival, Michele, Gianni, Marco e Tommaso devono scendere a patti con un dato di fatto incontestabile: non sono gli stessi di una volta e non possono fingere che nulla sia cambiato. Per molti versi sono estranei che hanno bisogno di ri-conoscersi prima di poter entrare di nuovo in sintonia. Il confronto tra ciò che erano e ciò che sono diventati, inevitabilmente, è foriero di bilanci e introspezioni che non lasciano indenni.
Michele è diventato un ingegnere elettronico. Del gruppo è l’unico che ha studiato e che ha avuto il coraggio di abbandonare Riovaggio. Vincente sul piano professionale, di contro, ha un matrimonio fallito alle spalle ma, nonostante l’età che incalza, ha ancora un discreto successo con le donne. Del bambino che giocava nei prati ha conservato il senso di lealtà e la tempra che lo spinge a lanciarsi sempre nella mischia.
Gianni è diventato un piccolo spacciatore di provincia. Di tutti forse è quello rimasto più uguale a se stesso limitandosi ad affinare i tratti tipici del suo carattere che sin da piccolo facevano di lui un opportunista, un egoista sempre teso a ottenere il massimo con il minimo sforzo.
Marco fa il sarto e continua a confrontarsi con la difficoltà di essere un diverso in una piccola comunità, tutto sommato chiusa e bigotta. Nonostante tutto ha raggiunto un discreto equilibrio, ha trovato in Carlo la sua anima gemella ed è riuscito a conservare lo stesso senso di fiducia nel prossimo che lo connotava da bambino.
Tommaso era ed è rimasto un po’ “lo scemo del villaggio”. Oggi come ieri è l’elemento destinato a suscitare il riso nella compagnia, capace di sdrammatizzare qualsiasi situazione non tanto per uno spiccato senso di ottimismo quanto per l’incapacità di cogliere la gravità di certe situazioni. Padre di un figlio che non ha mai desiderato, trascorre le giornate incollato alla playstation accogliendo a braccia aperte qualsiasi cosa gli sia concessa gratis.
A conti fatti sono quattro uomini che ormai hanno ben poco in comune, diversi per estrazione sociale e per stile di vita, hanno solo i ricordi a fare da collante, memorie che affiorano attraverso numerosi flashback scandendo l’itinerario di una nuova esperienza condivisa.
Il viaggio procede tra goliardate, reminiscenze e imprevisti che ammiccando alle atmosfere ridanciane dell’indimenticabile “Amici miei” di Monicelli, trascinano il lettore in unvortice di gag esilaranti e situazioni comiche. Si ride, si ride tanto e di gusto seguendo le peripezie dei protagonisti però man mano che la meta si avvicina l’ilarità si tramuta in un riso amaro fino a sciogliersi in pianto. Sotto le mentite spoglie di una storia leggera e spensierata si annida infatti una seconda trama dal sapore nostalgico e il profumo di un tempo che non può tornare più. È nelle sue pieghe che serpeggia il significato più profondo del romanzo fino a culminare in un finale tale da sortire l’effetto di un pugno nello stomaco. Coglie di sorpresa e colpisce duro l’autore nelle battute finali, tanto che a libro chiuso il dolore permane misto a un pizzico di malinconia che sfocia in una riflessione dolce-amara sul vero senso dell’amicizia.








 

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