lunedì 3 luglio 2017

Recensione: Un luogo a cui tornare

Titolo: Un luogo a cui tornare
Autrice: Fioly Bocca
Editore: Giunti
Pagine: 250
Prezzo: 12,90

Descrizione: 
«Perché una casa è anche e soprattutto questo: un luogo che resiste, ovunque tu vada, qualunque cosa tu faccia o diventi. Puoi averne cento, o una sola. Ma conta poco, perché quell’unica può combaciare col mondo.»
«Sempre così, ogni volta la stessa storia» pensa con rabbia Argea mentre guida veloce per le strade battute da una pioggia torrenziale. Le lacrime che le offuscano la vista, la musica alta, il movimento ipnotico dei tergicristalli. Poi, all’improvviso, una sagoma scura le si para davanti. 
Argea si risveglia in ospedale, accanto a lei c’è Gualtiero, il suo fidanzato, lo stesso che quella sera le ha dato buca per l’ennesima volta. Via via che la mente si snebbia, si fanno largo i sensi di colpa: ha investito un passante? lo ha travolto con la sua auto?
Solo qualche stanza più in là, nel reparto di terapia intensiva, Zeligo è in coma. Le uniche cose che ha con sé sono una carta di identità scaduta e la foto di un bambino. L’ispettore dice che si tratta di un rifugiato bosniaco, un senzatetto, probabilmente ubriaco. Nessuno viene mai a trovarlo. 
Spinta dai rimorsi e dall’inquietudine per una vita che non la soddisfa del tutto, Argea comincia a fare visita a Zeligo e, quando l’uomo finalmente si risveglia, scopre la sua straziante storia. È così che viene a contatto con un mondo sommerso, doloroso ma anche libero da ogni vincolo, che la attrae e la spaventa al tempo stesso. Determinata ad aiutare Zeligo, Argea non sa ancora che, proprio come hanno predetto i tarocchi, grazie a questo incontro tutto nella sua vita è destinato a cambiare.
Con il suo stile poetico e delicato, Fioly Bocca ci regala un romanzo di profonda umanità sul coraggio di scegliere di amare, nonostante tutto.

L'autrice: 
Fioly Bocca vive sulle colline del Monferrato ed è madre di due figli. Laureata in Lettere all'Università degli Studi di Torino, si è specializzata con un corso in redazione editoriale. Ovunque tu sarai, il suo romanzo d’esordio nel 2015, è stato un grande successo del passaparola, cui ha seguito L'emozione in ogni passo. I diritti di traduzione dei suoi romanzi sono stati venduti in Germania, Francia, Norvegia, Olanda e Turchia.

La mia recensione: 
Basta un attimo a sconvolgerti la vita, un momento di distrazione, una debolezza e lo scenario a cui sei abituato cambia forma e colore, tanto che temi di non poterti più ritrovare. Per Argea quell’attimo si concretizza in uno scontro, in senso fisico. Sta guidando di notte, è triste perché il compagno le ha dato buca e ha la vista appannata dalle lacrime; distoglie lo sguardo dalla strada per qualche secondo, giusto il tempo di frugare nella borsa alla ricerca delle sigarette e tanto basta perché cali il buio. Al suo risveglio in ospedale, apprende di aver investito un uomo, ora ricoverato in stato di coma. Tutti sembrano minimizzare l’accaduto: quel tizio era ubriaco, è un profugo bosniaco, un senzatetto, colpa sua se le ha tagliato la strada. Argea è una giornalista, una scrittrice stimata, quel che conta è che lei se la sia cavata con poco.
La donna, tuttavia, non condivide lo stato d’animo generale. Avverte un forte senso di colpa opprimerle il petto e l’idea che nessuno si preoccupi dell’uomo a causa del suo status sociale le sembra una grande ingiustizia. Quando apprende che nessuno viene mai a trovarlo, il suo malessere aumenta.
Sebbene, Gualtiero, il suo compagno, tenti di dissuaderla in ogni modo, non appena è in grado di alzarsi, Argea chiede di poter far visita alla sua vittima, che ha scoperto chiamarsi Zeligo. Si stabilisce così un legame che diventerà duraturo e finirà per segnare in modo indelebile le vite di entrambi.
L’incidente si trasforma in occasione: l’occasione di un incontro decisivo fra due persone, all’apparenza agli antipodi, ma accomunate da qualcosa di profondo. Pur avendo background completamente diversi, Argea e Zeligo attraversano un momento delicato nelle loro esistenze, una sorta di fase di transizione in cui hanno smarrito la rotta e hanno bisogno di qualcosa, o qualcuno, che li aiuti a ritrovarla.
Zeligo è finito per strada dopo aver perso la donna che amava. È caduto nel baratro dell’alcolismo e per questo ha dovuto allontanarsi dal figlio, che adesso teme di perdere definitivamente.
Argea, invece, sembra avere una vita felice: un lavoro che le piace, una bella casa, un fidanzato invidiabile, sebbene, diversamente da lei, non sia pronto a far evolvere la loro relazione in qualcosa di più stabile. Eppure, non riesce a dirsi felice. C’è qualcosa che le manca perché possa sentirsi completa, questo qualcosa coincide con un bisogno inappagato di maternità.
Una volta che si saranno conosciuti, i due protagonisti non riusciranno più ad allontanarsi e tra loro nascerà una bellissima amicizia. Aprendosi l’uno all’altra, mettendo a nudo le reciproche anime, le rispettive paure e i propri sogni, finiranno per aiutarsi a trovare il loro posto nel mondo.
Il luogo a cui tornare, di cui con grandissima sensibilità e delicatezza ci racconta Fioly Bocca, è quel posto ideale, chiamato casa, che non si identifica con quattro mura ma ha le sue fondamenta dentro di noi e ci segue, e resiste a qualsiasi tempesta, ovunque andiamo. È la dimensione in cui finalmente ci sentiamo realizzati e al sicuro, in cui ci sentiamo completi e amati.
Un racconto dalla prosa evocativa ma costruito con mattoni semplici, che rimandano a una quotidianità ordinaria, come quella di Argea – scandita dal lavoro, dalla famiglia, dai progetti da realizzare – e a una quotidianità in ombra, quella dei migranti, dei senzatetto, di coloro che vivono ai margini, come Zeligo. Dal confronto di queste due realtà in antitesi emergono i valori più sacri, quelli che danno un senso al nostro vivere e che, a prescindere dal vissuto di ciascuno, ci accomunano.
Leggere questo libro è come compiere un viaggio nelle profondità dell’anima, un’esperienza toccante in cui facilmente ci si immedesima e ci si riconosce. Possiamo essere diversi per nazionalità, colore della pelle, estrazione sociale ma l’umanità è una sola e tutti aspiriamo a un’unica meta, a quel luogo appunto che chiamiamo casa. Costruendo un percorso incredibile, dalle atmosfere intime e sognanti, i protagonisti del romanzo ci mostrano la via, invitandoci a cogliere lungo il percorso la magia delle piccole cose.
Come dirà Zeligo: “non è importate quello che accade ma ciò che facciamo delle cose che accadono”, ed è proprio in questa misura che possiamo diventare artefici della nostra felicità.











Nessun commento:

Posta un commento