mercoledì 20 aprile 2016

Recensione: La casa tra i salici

Titolo: La casa tra i salici
Autrice: Katharina Hagena
Editore: Garzanti
Pagine: 228
Prezzo: 17,60

Descrizione:
La città è avvolta nel silenzio della notte. Ma Ellen non riesce a prendere sonno. Si domanda se quegli occhi che ha incrociato di sfuggita siano proprio di Andreas, il suo amico d'infanzia che non vede da anni. Tutto è partito da quell'attimo. Da allora è stato impossibile frenare il flusso dei ricordi che l'hanno riportata dove non avrebbe mai voluto: a Grund. Alla casa tra i salici sulla riva del fiume; al gracchiare lontano delle rane; al riflesso dorato dei campi di girasole. Lì dove Ellen è cresciuta ed è stata felice, si è innamorata, ma ha anche sofferto. Per sua madre che ogni giorno più distante da lei non poteva più rallegrarla con la magia dei suoi dolci; per la fine della sua amicizia con Andreas che all'improvviso, senza spiegazione, ha deciso di non parlare più con nessuno. Per l'abbandono di Lutz, il padre di sua figlia, che un giorno è andato via senza fare ritorno. Per Marthe che non è mai riuscita a esprimersi veramente, lasciando che fossero le pagine del suo diario a parlare per lei. Ma ora che le lancette corrono trascinate dall'insonnia, Ellen deve fare i conti con il suo passato. Deve cercare delle risposte ai troppi misteri che affollano la sua mente. Deve scoprire se era davvero Andreas l'uomo che ha incontrato. Se lui, che l'ha visto per l'ultima volta, sa cosa è successo a Lutz. Perché a volte ciò che chiamiamo vita in realtà è un sogno, e ciò che chiamiamo sogno è vita.
Dopo il grande successo del Sapore dei semi di mela, per mesi in classifica, finalmente Katharina Hagena torna con un nuovo romanzo attesissimo in tutta Europa. Un libro che si legge tutto d'un fiato e che ammalia a ogni pagina. Una protagonista indimenticabile ancora legata al suo passato, che in una notte insonne cerca le risposte che aspetta da sempre. Risposte che la riportano con i ricordi a una casa, ai suoi profumi, ai misteri mai svelati, alle persone che le sono state accanto e ai loro segreti. 


L'autrice:
Katharina Hagena, nata nel 1967, vive ad Amburgo dove insegna letteratura inglese all'universit. Il sapore dei semi di mela  il suo primo romanzo, diventato in brevissimo tempo un caso editoriale che ha dominato le classifiche tedesche.

La mia recensione:

Un senso di sospensione: è quello che ho provato leggendo questo particolarissimo libro.
Una notte insonne, un tempo che si dilata e che opprime, trasformandosi in un’attesa infinita del giorno nuovo, è il contenitore in cui si collocano i pensieri della protagonista – per ironia della sorte, sonnologa di professione.
Ellen che aiuta gli altri a dormire e che sta scrivendo un vero  e proprio trattato sul sonno, d’improvviso non riesce a chiudere occhio perché ha intravisto qualcuno che la riporta indietro negli anni, una persona che pensava di non incontrare più e che ha il potere di ridestare i ricordi sopiti: l’amico d’infanzia Andreas.
Forse non è un caso che la sua presenza si materializzi in un’altra stranissima bolla d’attesa: Heidrun, sua madre, malata di Alzheimer, è in coma. Ormai è questione di pochissimo tempo affinché il sonno in cui la donna è piombata si trasformi in qualcosa di definitivo.
Attendendo l’inevitabile, Ellen, insieme agli altri membri del piccolo coro di paese – il patrigno Joachim che lo dirige, la figlia Orla, l’amico/amante Benno e la misteriosa signora Marthe, giunta in paese di recente – si esercita nel canto di quella che, molto probabilmente, sarà la colonna sonora dell’imminente veglia funebre. Andreas, si inserisce in questa cornice, è una voce che si unisce alle altre, a completare un gruppo che sembra essere un ensemble di tasselli disordinati ma appartenenti a un unico mosaico.
Nella sua notte insonne, Ellen tenterà  di riordinare questi tasselli, rivivendo il passato e provando a colmare una lacuna, cui non è mai riuscita a dare un senso: la scomparsa, avvenuta diciassette anni prima, di Lutz, il padre di sua figlia.
Il racconto si snoda così, quasi come un flusso di coscienza. A comporlo sono i ricordi che salgono a galla, si intrecciano, trovano una nuova collocazione alla luce del presente. Sono ricordi che narrano di corse all’aperto, di amicizie, di primi amori, di sesso vissuto con l’incoscienza e l’intensità dell’adolescenza. Ricordi che profumano di torte fatte in casa, da una mamma ancora sana e vitale, ma anche di silenzi, di delusioni, di una maternità improvvisa quanto indesiderata e di un abbandono che Ellen non ha mai metabolizzato davvero.
Alla sua voce narrante, si alternano le pagine di diario di Marthe, un personaggio avvolto nel mistero, all’apparenza fuori contesto, giacché è l’unica persona del gruppo che nessuno sembra conoscere e che pare non avere alcun legame con gli altri, ma che strada facendo si scoprirà essere, invece, legata a filo doppio alla protagonista.
Quel che colpisce e ammalia di questo romanzo è sicuramente la forza evocativa del registro narrativo; lo stile fortemente poetico rende vivide le immagini e provoca emozioni, suscitando, nel contempo malinconia. Leggendo si avverte un senso di attesa per qualcosa che deve accadere, per una verità che si appresta a essere svelata ma che, in un certo senso, è sempre stata lì, sotto gli occhi, invisibile solo perché le palpebre sono rimaste serrate… un senso di sospensione appunto che trasmette ansia e nostalgia poiché rimanda anche a un passato irrecuperabile, immodificabile.
Non meno interessante e originale è poi il continuo richiamo al mondo onirico che aleggia sullo sfondo, a suggerirci una seconda chiave di lettura. Moltissimi sono i simbolismi sparsi fra le pagine e gli spunti di natura filosofica annidati fra le righe.
Nonostante ciò, non posso dire di essere stata conquistata in pieno dall’opera. Benché lo stile sia coinvolgente e musicale, il ritmo narrativo è molto lento e questo, a tratti, rende noiosa la lettura.
Fondamentalmente non c’è una trama che si evolve, non c’è nulla che accade realmente, se non il riannodarsi dei ricordi. Nell’epilogo si svela il mistero che avvolge la presenza di Marthe nel coro, ma non c’è un vero colpo di scena perché quello che Ellen ignora, in realtà, viene fatto capire al lettore sin da subito.
Come dicevo all’inizio, leggendo questo libro ho provato un senso di sospensione che mi ha accompagnata fino alla fine, mentre assorbivo le atmosfere e le emozioni che la lettura mi trasmetteva, mi aspettavo che qualcosa accadesse, ma giunta all’epilogo ho scoperto di aver atteso invano.  Alla fine mi è rimasta l’impressione di grandissime capacità narrative prestate a una trama debole, che affascina ma non soddisfa fino in fondo.


    







1 commento:

  1. Alla fine si scopre che fine ha fatto Lutz ma anche che tra i messaggi conservati da Andreas (di cui sempre nel finale si capisce il motivo dell'improvviso mutismo) ci sono quello lasciato da Lutz a Hellen e dei messaggi per H. Janssen, la mamma di Hellen, forse del liutista canadese?

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