lunedì 13 maggio 2013

Anteprima: La lingua colora il mondo di Guy Deutscher

In libreria dal 16 maggio 2013

Titolo: La lingua colora il mondo. 
Sottotitolo: Come le parole defrmano la realtà.
Autore: Guy Deutscher
Editore: Bollati Boringhieri
Collana: Nuovi saggi Bollati Boringhieri 
Pagine: 288 + tavole a colori 
Prezzo: 20 euro 

Descrizione:
«L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi scoscesi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile, e…l’italiano, ah, l’italiano!». Inizia così – con una dichiarazione d’amore per la nostra lingua – questo magnifico libro, che Guy Deutscher ha scritto con prosa ironica e travolgente ma anche con intenti serissimi e solidi. In definitiva, le lingue sono artefatti culturali o sono determinate dalla nostra biologia?
La scuola di Noam Chomsky e della grammatica generativa, sostenuta anche da Steven Pinker in libri di larghissimo successo, viene qui contrastata con efficacia. Per Deutscher esistono validi motivi per sostenere che le lingue che parliamo devono molto alla cultura nella quale viviamo, e che vale anche il contrario: il mondo che vediamo è filtrato culturalmente dalla lingua che lo descrive. L’ovvio corollario è che il mondo che vediamo noi italiani, lo «vediamo in italiano», ed è intrinsecamente diverso da quello che vedono altri popoli, che parlano altre lingue. Per dare forza alla tesi, Deutscher usa i colori, i generi delle parole e i termini di orientamento spaziale, citando casi, racconti e vicende di enorme fascino e che fanno davvero pensare. Tutte le lingue denominano inizialmente solo il bianco (chiaro) e il nero (scuro); solo in seguito il rosso, poi alcune il giallo e altre il verde. Il blu viene sempre per ultimo. Sembra incredibile, ma il colore del cielo viene sempre «introitato», definito e nominato, alla fine. Dunque cosa intendeva davvero Omero quando parlava del «mare color del vino»? E cosa «vedono» i russi, che di «blu» ne hanno due?
 
L'autore: 



Guy Deutscher è stato docente al St John’s College di Cambridge, in Inghilterra, e al Dipartimento di Lingue antiche mediorientali dell’Università di Leiden, in Olanda. È attualmente docente onorario presso la Scuola di lingue, linguistica e culture dell’Università di Manchester. La lingua colora il mondo è il suo terzo libro, il primo tradotto in italiano.

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