martedì 19 marzo 2013

Recensione: L'Amante di Roma

Titolo: L'Amante di Roma
Autrice: Kate Quinn
Editore: Newton Compton
Pagine: 480
Prezzo: 14,90

Descrizione:
Tea è una schiava ebrea costretta a servire Lepida Pollia, una padrona bizzosa e crudele che le contende l’amore di Ario, invincibile gladiatore divenuto l’idolo delle folle del Colosseo. Lepida fa di tutto per separarli, giungendo a venderla per allontanarla dalla Città Eterna. Ma nel corso degli anni Tea, grazie alla sua bravura come cantante, si guadagna una celebrità che la porta a contatto con le più importanti personalità dell’impero, crescendo il figlio avuto da Ario. Nel frattempo il suo amato gladiatore continua a dominare l’arena e a rimpiangere i pochi momenti di felicità trascorsi con lei. Il talento di Tea attira l’attenzione dell’imperatore: il folle, paranoico e sanguinario Domiziano, che ne fa la sua amante costringendola a una vita di orrori e sevizie, rendendo sempre più fosco il suo destino. Ma anche il destino di Domiziano è segnato dalla sua stessa pazzia...

L'autrice:
Kate Quinn vive attualmente in Maryland con suo marito e un piccolo cane nero di nome Cesare. Fin dalla più tenera età ha coltivato una grande passione per la storia romana. Il suo sito è: katequinnauthor.com

La mia recensione:

Aprire questo libro è come spalancare un portale spazio-temporale; bastano poche righe perché la realtà intorno si dissolva in un turbine di sabbia. È sabbia impastata di sangue che volteggia nell’arena mescolandosi al clangore delle spade, ai ruggiti di belve e gladiatori, alle urla della folla in delirio. È sabbia che ci parla di un’epoca lontana, di una civiltà caratterizzata da fasti e contraddizioni, grande se pure non scevra di miserie, affascinante come poche.
Siamo nell’Antica Roma, all’indomani dell’ascesa al trono dell’imperatore Domiziano, sovrano carismatico ma noto soprattutto per la crudeltà che lo contraddistingue. Sullo sfondo del suo regno sanguinario si snoda la storia di Tea. In principio è la comune storia di una schiava che condivide lo stesso destino di tante altre donne del suo rango. Costretta a servire la capricciosa e infida Lepida Pollia, figlia di un noto lanista, trascina la sua esistenza tra umiliazioni, abusi e spiacevoli incombenze. Nonostante ciò Tea non si lamenta perché accetta la sua condizione come il giusto prezzo da pagare per essere sopravvissuta alla sua famiglia, interamente sterminata dai romani quando era solo una bambina.
Subisce in silenzio e lava le sue colpe nel sangue Tea che, forte e coraggiosa all’apparenza, cede spesso alla tentazione di tagliarsi i polsi per lenire l’assurdo senso di colpa che l’attanaglia.
Quando il suo sguardo incontra quello di Ario, un gladiatore divenuto l’idolo del Colosseo, però, il nodo che le stringe il cuore comincia a sciogliersi. Dapprima saranno solo rapidi scambi di occhiate e fugaci conversazioni, poi sarà amore e, con la nascita del sentimento, torneranno a fiorire i sogni. Sogni di libertà, per entrambi, rappresentati dal Rudis, il pugnale di legno che può affrancare un gladiatore dalla schiavitù e che Ario spera di far suo. Una volta ottenuta la libertà, i soldi guadagnati con le numerose vittorie gli consentirebbero di comprare Tea e fuggire in Britannia, la sua terra d’origine, per cominciare una nuova vita.
Un progetto ambizioso ma realizzabile almeno fino a che Lepida Pollia non ci mette lo zampino. Anche la perfida signora, infatti, si infatuerà di Ario e quando scoprirà della sua relazione con la schiava si vendicherà vendendola al proprietario di un bordello.
Questo è solo l’inizio di una vera e propria odissea. Lungo e tortuoso è il cammino che attende Tea. Da serva a prostituta diventerà una cantante ambita dalle maggiori personalità dell’impero, fino a destare l’interesse di Domiziano in persona e a divenire “l’amante di Roma”. Destino infausto a dispetto delle apparenze giacché entrare nelle grazie dell’imperatore significa fare i conti con i suoi repentini sbalzi d’umore, con lo spiccato sadismo che si riflette anche nelle sue preferenze sessuali, con una gelosia che non conosce pari. Se a tutto ciò si aggiunge la bizzarra coincidenza dell’interesse che, a un certo punto, Lepida Pollia matura per il sovrano e dell’odio che quest’ultimo nutre per Ario non è difficile intuire come la scalata sociale della protagonista non possa coincidere con un percorso di letizia.
In effetti è la storia di un’incredibile ascesa e di un terribile declino quella racchiusa in questo romanzo, una storia che cattura dalla prima all’ultima parola in virtù della sua trama, fittissima di avvenimenti e colpi di scena e che si carattrizza per lo stile narrativo fluido e accattivante, dall’impatto quasi cinematografico. Leggendo viene spontaneo pensare a film come Il gladiatore o il più classico Spartacus − senza dimenticare la più recente serie televisiva ispirata allo stesso personaggio − le cui atmosfere vengono magistralmente replicate tra queste pagine.
Se gli intrighi di corte, gli scontri nell’arena, gli amori impossibili rendono la lettura un piacevolissimo intrattenimento − oserei dire irrinunciabile per chi, come me, è letteralmente innamorato dell’Antica Roma − la base documentale che regge il plot conferisce all’opera un certo spessore. Kate Quinn ci regala infatti una bellissima quanto attendibile ricostruzione storica intrecciando con abilità da fine tessitrice dati reali ed elementi di pura fantasia.
Impossibile non innamorarsi di Ario e Tea che, sebbene personaggi inventati, appaiono palpitanti al pari di persone in carne e ossa ma altrettanto impossibile è non lasciarsi ipnotizzare dal ritratto spiccatamente verosimile di Domiziano, personaggio tanto complesso da far sorgere il sospetto che, almeno in questo caso, la realtà superi l’immaginazione. Credibili e affascinanti sono anche i personaggi che gravitano intorno ai protagonisti. Di tutti l’autrice tratteggia un profilo accurato soprattutto dal punto di vista psicologico tale da renderli vivi. Dall’arrivismo misto a cattiveria pura di Lepida Pollia, alla saggezza di Marco Norbano, passando per l’audacia del piccolo Vix e per il coraggio di Flavia che rischia la vita pur di salvare anime innocenti dall’arena , otteniamo una straordinaria carrellata di personalità che, pur distinguendosi per le loro peculiarità, finiscono per rappresentare un variegato campione della società romana.
Tra i tanti pregi questo romanzo ha anche quello di essere autoconclusivo, tuttavia nelle note finali l’autrice lascia intendere che in futuro potremmo ritrovare alcuni personaggi protagonisti di nuove avventure. Un’affermazione che alle mie orecchie  suona come una bella promessa e che spero si traduca presto in realtà.










 

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