lunedì 19 settembre 2011

Recensione: Il mercante di libri maledetti

Titolo: Il mercante di libri maledetti
Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton
Pagine: 352
Prezzo: 9,90

  Premio Bancarella 2012

Descrizione:
È il mercoledì delle ceneri dell’anno 1205 quando padre Vivïen de Narbonne è costretto a fuggire, braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede qualcosa di molto prezioso, che non è disposto a cedere ai suoi inseguitori.
Sono passati tredici anni da quel terribile giorno, quando Ignazio da Toledo, un mercante di reliquie, riceve da un nobile veneziano l’incarico di mettersi sulle tracce di un libro rarissimo, l’Uter Ventorum. Si dice che contenga antichi precetti della cultura talismanica orientale, e permetta di evocare gli angeli e la loro divina sapienza. Inizia così l’avventuroso viaggio di Ignazio tra Italia, Francia e Spagna, sulle tracce di un manoscritto che qualcuno pare abbia smembrato in quattro parti e accuratamente nascosto. Solo chi è in grado di risolvere complicati enigmi, e di decifrare strani messaggi disseminati nel percorso che conduce al libro, potrà trovarlo e accedere ai suoi segreti. Ma Ignazio non è l’unico a volerlo. Ci sono personaggi loschi e ambigui che intendono entrarne in possesso, anche con l’inganno e con la forza. Chi riuscirà per primo a scoprire dove si trova? E cosa saranno pronti a rischiare, tutti coloro che lo inseguono, per svelare per primi i suoi arcani misteri?

L'autore:
(Comacchio, 1975), ex archeologo, laureato in Lettere, svolge attualmente il lavoro di bibliotecario. Ha pubblicato diversi saggi storici, ha partecipato all’antologia 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte (2011). Altri suoi racconti sono usciti per la rivista letteraria «Writers Magazine Italia». Il mercante di libri maledetti è il suo primo romanzo, già pubblicato con successo in Spagna nel 2010 con il titolo El secreto de los cuatro ángeles.


La mia recensione:
Può un libro essere pericoloso tanto da rappresentare una minaccia di morte per chiunque lo brami o si avvicini a possederlo?
L’Uter Ventorum è un testo antichissimo, si dice che racchiuda il segreto per invocare gli angeli sulla terra e accedere per loro tramite ai poteri celesti.
Sono in molti a volerlo ma nessuno sembra più sapere dove si trovi dal 1205, anno in cui il suo ultimo possessore, Padre Vivïen De Narbonne, è misteriosamente scomparso.
A distanza di tredici anni, un nobile veneziano riceve una proposta di acquisto da uno sconosciuto che sostiene di avere proprio quel libro, incarica così il mercante di reliquie Ignazio da Toledo di portare a termine la trattativa.
La compravendita, in realtà, si rivelerà irta di ostacoli e, in breve, si trasformerà in una incredibile avventura: una vera e propria caccia al tesoro tra Italia, Francia e Spagna ma anche una corsa contro il tempo in cui saranno coinvolti molteplici attori compreso un tribunale segreto deciso a far sparire il manoscritto maledetto.
Questo il plot di un thriller medievale costruito con grande maestria, tale da tenerci con il fiato sospeso e di farci rivivere la magia di un periodo fitto di mistero.
La trama, frutto di fantasia, si innesta su uno scenario storico-culturale assolutamente realistico. Lo stesso libro oggetto del contendere, benché inventato, richiama per contenuti e genere una serie di altri libri realmente esistiti e messi all’indice dalla Chiesa. Ciò fa sì che l’intero romanzo prenda forma nella dimensione del “verosimile” suscitando un grande coinvolgimento.
I personaggi sfuggono ai canoni tradizionali. Il mercante di Toledo soprattutto, conquista proprio per la sua atipicità, per il suo essere quasi un antieroe. La sua personalità è ammantata di mistero quanto ricca di contrasti. Ingnazio è un uomo di grandissima cultura ma è anche un avventuriero, abile nel districarsi in combattimento tanto quanto nel decifrare un crittogramma. Leale con gli amici, sa essere molto scaltro e, all’occorrenza, non disdegna l’inganno. Chi sia in realtà, rimane un mistero che solo in parte ci verrà svelato.
Carismatici, anche se in modo differente, i suoi compagni di viaggio. Willalme è un guerriero di origine francese, che al mercante deve la sua gratitudine per essere stato salvato dalla schiavitù su una nave di pirati. Uberto, invece, è un ragazzo giovanissimo, abbandonato dai genitori, è cresciuto nel Monastero di Santa Maria del Mare e il viaggio intrapreso con Ignazio da Toledo rappresenta la sua prima occasione di conoscere il mondo fuori. In lui vede il padre che non ha mai avuto, un Magister dalla cui sapienza attingere a piene mani. Il loro rapporto risulterà intriso di profonda tenerezza.
Enigmatico ci appare Dominus, probabilmente colui che regge le fila del gioco. Non si sa chi sia ed è impossibile vederne il volto poiché indossa sempre una maschera rosso sangue (colore emblematico in quanto sembra rappresentare alla perfezione la sua malvagità). La sua identità ci verrà svelata solo in battuta finale e sarà un’autentica sorpresa.
Lo stile è fluido. Nonostante il periodo storico di riferimento e la complessità di alcuni temi trattati, il linguaggio si connota per freschezza e grande fruibilità. Il susseguirsi di capitoli brevi, inoltre, conferisce un ritmo serrato al racconto. I molteplici riferimenti di carattere storico, filosofico o religioso non vengono mai proposti con pedanteria, si inseriscono con grande naturalezza nel tessuto narrativo e stuzzicano l’interesse del lettore soprattutto perché, spesso, propongono un punto di vista alternativo rispetto a quello ufficiale su argomenti noti.
Pur trattandosi del primo volume di una trilogia, Il mercante di libri maledetti, è un romanzo autoconclusivo. Al termine della lunga caccia al tesoro, il cerchio si chiude e la nostra curiosità viene abbondantemente appagata. La porta aperta lasciata nel finale, lungi dal suscitare malcontento, ci coglie così come un invito a proseguire nella lettura della saga, invito che dal mio punto di vista risulta foriero di belle promesse.

La mia intervista all'autore:

Benvenuto Marcello. Prima ancora che scrittore, sei un archeologo e un medievista. Come nasce la tua passione per questo particolare periodo storico?
Il Medioevo è il periodo storico in cui l’uomo riscopre se stesso. Da un lato è ancora legato all’antichità, dall’altro inizia a concepire il mondo in maniera diversa. Mi sono sempre trovato contrario a chi definisce questa età come un concatenarsi di secoli bui. La guerra, la miseria e l’ignoranza sono costanti che non possono relegarsi a un unico periodo storico. Basti pensare che le streghe continuarono a essere bruciate nella cosiddetta “età dei lumi”, ma anche nella contemporaneità potremmo facilmente individuare molte sacche di “buio”. Il regresso – se così vogliamo chiamarlo – del Medioevo riguarda soprattutto l’incattivirsi del tradizionalismo e dell’intolleranza nei confronti dei culti diversi dal cristianesimo, con la conseguenza del nascere di crociate non solo contro i musulmani ma anche contro gli eretici. Ma dobbiamo ricordare che nel Medioevo nascono anche le università e si sviluppano scienze come la matematica, l’astronomia e la medicina.

L’Uter ventorum, il manoscritto di cui parli nel romanzo, è frutto di invenzione, tuttavia nella storia sono esistiti davvero diversi libri ritenuti maledetti perché incompatibili con la tradizione religiosa. Pensi che ancora oggi, testi simili, possano rappresentare una minaccia o ritieni che l’affermarsi della libertà di pensiero abbia permesso all’occidente cristiano di maturare un atteggiamento di maggior tolleranza e apertura?
Credo che nell’Occidente cristiano non ci sia così tanta libertà di pensiero come si è soliti ammettere. Soprattutto in Italia, e non solo riguardo i libri di contenuto ermetico-talismanico. Gli integralismi e la paura del diverso esistono ancora, anche se mascherati in forme blande, pseudo-popolari e quasi amichevoli. Non parlo soltanto dell’atteggiamento della Chiesa, ma delle “strutture mediatiche” in generale che tendono a istupidirci nel quotidiano con argomenti privi di spessore. Dopo tanti secoli è soltanto cambiato il metodo di censura: una volta i libri e i liberi pensatori venivano bruciati, oggi vengono circondati dall’indifferenza. Evidentemente, il fuoco faceva troppa luce…

Quale il tuo personale atteggiamento nei confronti della tradizione talismanica orientale?
La trovo uno splendido intreccio di culture e religioni diverse che riassume i punti salienti della concezione umana del divino, o meglio, del “sovrannaturale”. È affascinante osservare come questa tradizione, attribuita per buona parte al misterioso Ermete Trismegisto, sopravviva da millenni restando ai margini delle culture “ufficiali” e si riproponga periodicamente alla nostra attenzione, suscitando sempre interesse.

Il commercio di reliquie diffusissimo nel medioevo non ha mai cessato di esistere. Ancora oggi esse rivestono una grande importanza nel mondo cattolico. Da storico e studioso, quale interpretazione puoi fornirci del fenomeno?
Credo che non ci sia nulla di più assurdo del culto delle reliquie. Non abbiamo bisogno di attaccarci a oggetti, ma a idee. Senza contare che, oggi come allora, le reliquie risvegliano di frequente l’aspetto “in negativo” della fede, cioè la superstizione. L’esposizione – anche recente – dei corpi di santi possiede un che di atavico, mi ricorda l’ossessione di mummificare e di conservare i resti dei re egizi, ma anche la necrolatria di certe culture spesso etichettate come “selvagge”.

Ignazio da Toledo è il protagonista indiscusso del romanzo. Tuttavia egli ci appare attorniato da altri personaggi che rivestono un ruolo importante nelle vicende narrate. Personalmente sono rimasta molto affascinata dai suoi due compagni di viaggio: Willalme e Uberto, due uomini tanto diversi da apparire quasi complementari. Ci sveleresti qualcosa sulla loro genesi?
Volevo affiancare a Ignazio da Toledo due coprotagonisti dalle personalità “forti” che facessero risaltare il suo carattere ombroso ma nel contempo lo completassero. Se il mercante rappresenta la curiositas, Willalme incarna l’impeto guerresco e si troverà impegnato in cruente scene d’azione. Uberto invece, giovanissimo e ingenuo, possiede caratteristiche assenti in entrambi. Mettendo insieme il terzetto, ci troveremo di fronte all’uomo dall’emotività perfetta.

Il mercante di libri maledetti sancisce il tuo esordio nel mondo letterario. Quali le sensazioni, le difficoltà o le soddisfazioni legate a questo tuo primo approccio con la narrativa?
È un periodo talmente intenso che non ho ancora avuto modo di pensarci su… L’appagamento è totale, e la soddisfazione ha contagiato non solo me ma anche i miei cari e i miei amici. La vivo però in modo pacifico e disinvolto, come se stesse accadendo a un altro, e con la consapevolezza che non basta un “caso editoriale” per fare di me uno scrittore affermato. Dovrò mettermi ancora alla prova, per dimostrare quello che valgo con i prossimi romanzi.

Ho letto che Il mercante di libri maledetti è stato pubblicato per la prima volta in Spagna (maggio 2010). Come mai un autore italiano si è ritrovato a esordire all’estero?
Io nasco come saggista, non sapevo come presentare in modo professionale un lavoro di narrativa a un editore, e tanto meno avevo un agente letterario che mi consigliasse. La mia inesperienza mi ha portato a proporre il manoscritto contemporaneamente sia in Italia sia all’estero. E l’editoria spagnola è stata più veloce a rispondermi…

Tra le altre cose hai svolto anche l’attività di bibliotecario. Quale il tuo personale rapporto con i libri? Che tipo di lettore sei?
I libri sono una componente costante e irrinunciabile della mia vita. Da quando, giovanissimo, ho aperto per la prima volta Pinocchio, non ho più smesso di leggere. E tuttora, quando inizio a leggere un libro, rivivo in parte l’entusiasmo provato da bambino.

Se un giorno tutti i libri esistenti fossero condannati all’estinzione e avessi la possibilità di salvarne solo uno, su quale titolo ricadrebbe la tua scelta?
L’Odissea. Da allora non è stato scritto più nulla di originale.

Il mercante di libri maledetti è il primo capitolo di una trilogia incentrata sulla figura di Ignazio da Toledo. Puoi già anticiparci qualcosa circa la possibile data di pubblicazione del secondo volume? Altri progetti per il prossimo futuro?
La data di uscita non è ancora stata fissata, sebbene il secondo e il terzo capitolo della trilogia siano già ultimati (sto concludendo in questi giorni il terzo). Nelle prossime avventure, Ignazio da Toledo e i suoi compagni avranno a che fare con gli aspetti più inquietanti dell’esoterismo medievale. Manterrò la forma narrativa del thriller, ma di volta in volta renderò gli intrecci sempre diversi e imprevedibili. Ma ho già anche altre idee…



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