venerdì 30 dicembre 2011

Recensione: Alice nel paese della vaporità

Titolo: Alice nel paese della vaporità
Autore: Francesco Dimitri
Editore: Salani
Pagine: 280
Prezzo: 14,28

Descrizione:
Ben è un giovane londinese che soffre di allucinazioni. Per lavoro legge manoscritti. Una notte gli arriva un libro che si chiama "Alice nel Paese della vaporità". Noi con lui seguiamo la storia di Alice, un'antropologa che vive in una Londra Vittoriana che non c'è mai stata. Alice viaggia nella Steamland, una terra invasa da un gas che provoca allucinazioni e mutazioni. Una terra in cui la realtà cambia a ogni istante, in cui "giusto" e "sbagliato" sono soltanto parole, e in cui le parole stesse si trasformano in odori e sensazioni. Quella di Alice parte come una ricerca, ma si trasforma subito in una lotta per la vita e per la morte. Alice dovrà sopravvivere in una terra oscura, in cui non c'è differenza tra orrore e meraviglia. Ben legge la sua storia. E qualcosa succede anche a lui. 

L'autore:
Francesco Dimitri: è nato in Italia nel 1981 e vive a Londra. Scrive, collabora con riviste, agenzie di comunicazione e blog, gioca di ruolo e va in giro per boschi. Ha finito di scrivere Alice in una casa vittoriana, mentre si dedicava a esperimenti strani. E questo è il suo blog.

La mia recensione:
Occorre una motivazione forte per ignorare certi moniti e commettere quella che chiunque definirebbe una pazzia.
“Sapete cosa significa annoiarsi? Annoiarsi davvero? Non è la pigra indolenza delle estati borghesi, né il trascinarsi delle domeniche in casa, birra in pancia e vuoto in testa (…) Parlo di noia dell’anima. Parlo di non-aver-nulla-da-fare e di-non-aver-voglia-di-fare-nulla mescolati alla percezione della fine del tempo, della morte che prima o poi arriverà e di tutti i mali del mondo più uno, il proprio”. (pag. 17)
Ecco cosa spinge Alice, un’antropologa di ventinove anni, a lanciarsi da un pallone aerostatico per esplorare la Steamland.
Siamo nella Londra dell’epoca vittoriana (o forse sarebbe più corretto parlare di una Londra parallela). L’Impero Britannico, grazie agli studi di Algernon Wilson, ha riportato in auge le Antiche tecnologie basate sul vapore inaugurando una nuova era votata al progresso ma generando, nel contempo, una terra malata, la Steamland appunto, una discarica in cui nessun essere umano ha mai osato addentrarsi per più di poche miglia.
È qui che confluisce una strana scoria denominata Vaporità, più pesante dell’aria, più leggera dell’acqua, produce allucinazioni, sinestesie e mutazioni anche corporee in chi la respira.
Tra i suoi effluvi si compirà il viaggio di Alice, un’avventura straordinaria, costellata da bizzarri incontri che, inevitabilmente, ci rimandano al paese delle meraviglie di Carroll.
Impossibile non pensare al gatto del Cheshire imbattendosi nel sorriso sospeso a mezz’aria di Chesy ( il diavolo dei crocicchi) o all’indimenticabile Brucaliffo qui rievocato da Charlie il sarto. Eppure, nonostante gli espliciti richiami e la folle genialità che accomuna le penne dei due autori, l’universo di Dimitri si afferma per la sua originalità.
L’atmosfera fiabesca che caratterizza l’Alice di Carroll, qui si tinge di sfumature più fosche. La meraviglia rimane ma passa anche e soprattutto attraverso la violenza, il sesso, la morte, il dolore.
Carne, incanto e sogno. Questi i tre elementi che contrassegnano il passaggio nel paese della vaporità.
“Esse est percipii” (l’essere è essere-percepito), la celebre formula che racchiude l’immaterialismo di Berkeley ben si adatta alla dimensione della Steamland fornendoci una chiave utile alla sua comprensione. Basta percorrere pochi passi in questa terra per rendersi conto che la Vaporità è molto più di un potente allucinogeno, essa è quasi una filosofia di vita, uno schema di pensiero che, per quanto folle, sottende una sua logica.
L’autore si destreggia al pari di un funambolo sul filo della narrazione spingendo il lettore a sperimentare in prima persona il dilatarsi delle percezioni. La sinestesia, tra queste pagine, cessa di essere una semplice figura retorica perché davvero si toccano i colori e si vedono i suoni.
Se ciò produce un effetto stranente dal punto di vista sensoriale, fornendoci l’impressione di fluttuare in una dimensione surreale, nondimeno fa vacillare le nostre certezze cognitive inducendoci a mettere in discussione la definizione stessa di verità.
La Verità, è un concetto labile, che si coniuga al plurale. Essa non è una, indiscutibile, ma piuttosto, la summa di molteplici punti di vista. Un’idea ricorrente in alcune teorie cognitiviste di ultima generazione e che serpeggia tra le righe dell’intero romanzo.
Un’opera innovativa che travalica i confini di genere e sovverte gli schemi, tanto più interessante perché si presta a molteplici livelli di lettura.
Avete mai pensato che ciò che ritenente realtà potrebbe essere il sogno di qualcun altro?
Leggendo il libro di Dimitri, non potrete fare a meno di porvi un simile quesito, vi renderete conto allora di aver cominciato a cavalcare la Vaporità… o di essere caduti nella trappola di un autentico genio letterario.


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