martedì 28 agosto 2012

Anteprime Runa Editrice: agosto 2012

Titolo: Mara non gioca a dadi
Autore: Luciano Modica
Editore: Runa Editrice
Pagine: 228
Prezzo: 16,00 euro

 “…Privitera aveva comunque ben chiaro quanto reato e peccato fossero categorie diverse; lui,
senza dubbio, era della prima che doveva occuparsi. Quanto all’anima nera degli uomini, teneva
sempre ben a mente ciò che qualcuno aveva intuito prima di lui: la gravezza del peccato dipende
dall'imperscrutabile malizia del cuore…”.

Mara non gioca a dadi è un noir incalzante che avvince il lettore sin dalle primissime pagine, ed in
cui la trama si lega a filo doppio a riflessioni sul senso del male, sul caso e sulla capacità del
singolo di scendere in guerra con il proprio destino.

Descrizione:
Mara è una prostituta che batte le strade di un’indefinita cittadina borghese e benpensante dell’Italia del centro nord. Una sera accetta un passaggio da uno sconosciuto. Non si tratta di un cliente, ma solo di un rappresentante di commercio che si trova a passare di lì dopo una giornata di lavoro. In auto, poco prima di raggiungere la città, Mara viene colta da una crisi epilettica piuttosto violenta. Luca (questo il nome dell’uomo che s’è offerto di accompagnarla) non comprende quel che succede a quella donna, e in preda al panico decide di accompagnarla al pronto soccorso. Qui Mara viene tenuta sotto osservazione per un’ora e poi dimessa. Quella non è la prima crisi, poiché Mara ne soffre ormai da molti anni. Luca è un uomo premuroso, una brava persona, e dopo averla attesa nella sala d’aspetto non esita a portarla a casa. Un volta giunti sotto l’abitazione di Mara, e temendo per le sue precarie condizioni di salute, Luca scende dall’auto per sorreggerla fino al portone. Ma proprio fuori dall’auto, improvvisamente ed inspiegabilmente, Mara gli sferra una coltellata in pieno ventre.
Le indagini del caso vengono affidate al Commissario Privitera. Essendo Luca sopravvissuto all’aggressione, si trova ricoverato in ospedale; a Privitera non resta che attendere che le condizioni di salute di Luca consentano di poter procedere all’interrogatorio. Ma anche dall’incontro dei due non emergeranno le ragioni di quell’aggressione, che appare assolutamente immotivata. Neanche Mara comprende perfettamente le ragioni di quel gesto efferato. In parte trova dentro la sua storia e il suo disagio le motivazioni di cotanta rabbia. Ma tale razionalizzazione appare inadeguata e insufficiente a giustificare un siffatto comportamento. Nel frattempo però deve fare i conti con il suo protettore, un magnaccia border line incapace di gestire quell’evento. Proseguendo nelle indagini, e quasi presentendo come il crimine commesso da Mara sia solo la punta dell’iceberg di una realtà nascosta assai più preoccupante, il Commissario Privitera s’imbatte in una pericolosa organizzazione criminale, operante da qualche tempo nella sua città. Un’organizzazione dalle
caratteristiche mafiose, molto ben strutturata e capace di rimanere nell’ombra. Il capo di questa mafia sconosciuta è tale Franco Tropea, un italiano che per varie vicissitudini ha trascorso la sua giovinezza a Mosca, città dove ha avuto luogo il suo “eccellente” apprendistato criminale. Franco Tropea ritiene la riservatezza e la mancanza di sovra esposizione il punto cardine delle sue logiche criminali. Per tale ragione non tollera il gesto plateale di Mara, foriero solo di titoli sui giornali e sbirri alle calcagna, e pretende che Mara venga catturata e letteralmente spedita fuori dalla sua città.
A causa di un evento piuttosto traumatico, riconducibile all’esperienza vissuta dieci anni prima presso la DIA di Palermo, il Commissario Privitera ha maturato un approccio alle indagini insolito e quasi ossessivo. Movente e arma del delitto sono oramai categorie logiche insufficienti nell’ambito delle sue indagini. In particolare, Privitera è affascinato da concetti quali “sincronicità” degli eventi - secondo una teoria elaborata dallo psicanalista austriaco Jung - nonché dall’interpretazione della realtà suggeritagli da determinate correnti filosofiche. Tale suo singolare approccio non è affatto una sorta di esercizio di stile fin e a se stesso, bensì il risultato di quel trauma, e del dolore conseguente che lo ha segnato per sempre.
Sarà proprio tale approccio a condurlo nelle pieghe di una realtà cittadina a lui sconosciuta, fatta di
una rete di corruzione diffusa e da un marciume tanto pervasivo da confondere completamente legalità ed illegalità.
Gli eventi che seguono procedono come una sorta di esplosivo effetto domino. Mara, pur nella sua estrema fragilità, rivela un piglio da guerriero, dimostrandosi più dura ed intelligente del previsto. Il violento gesto iniziale prende via via “forma”, rivelando come la lotta estrema contro i suoi persecutori sia perfetta metafora del suo conflitto interiore. Tra lei e Privitera si dispiega un singolare rapporto a distanza, che li porterà a “incontrarsi” alla fine della storia.

L’autore:
Luciano Modica è nato a Siracusa il 1 aprile 1967.
Laureato in economia e tra non molto dovrebbe riuscire a prendere la seconda laurea in legge.
Luciano Modica vive in Sicilia, “diviso” tra la città nera e la città bianca.
La sua indole curiosa in genere fusa alla sua passione per il giallo e per il noir, assieme alla voglia di emozionare, lo porta a scrivere il suo primo romanzo “Mara non gioca a dadi”, frutto di mille contaminazioni e infinite contraddizioni.


Titolo: L'ultima rosa bianca
Autrice: Luigina Carraro
Editore: Runa Editrice
Pagine: 106
Prezzo: 10,00 euro

Un racconto che ha per protagonista la carità,
dove reale e verosimile si incrociano a comporre un quadro
che spesso non vogliamo conoscere.
Un ambiente dove si intersecano situazioni drammatiche
e avvenimenti laceranti,

ma l’affetto nato tra due persone sconosciute
fa si che si sostengano e si cerchino fino alla fine.

Descrizione:
Possiamo incontrare fra noi persone che danno senso alla propria vita anche nel rapporto con chi ha bisogno di assistenza, e persone che riescono a dare sostegno a chi si prende cura di loro.
Dall’altro lato del quadro, situazioni critiche: disagio sociale, abusi, disadattamento e sofferenza psichica.
Un lungo cammino dieci anni di piccole e grandi tessere di un mosaico dove la verosimiglianza delle situazioni
incardinate in un ambiente reale rende autentico il racconto.

L'autrice:
Luigina Carraro è nata a Caltana un paese del comune di Santa Maria di Sala VE  e vive in campagna a Camponogara, con suo marito e i suoi due figli, Davide e Filippo.
"Mi piace leggere e coltivando questa passione mi sono improvvisata scrittrice"


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