giovedì 5 aprile 2012

Recensione: Doppio Marlowe

Titolo: Doppio Marlowe. Liscio e senza ghiaccio
Autore: Frank Spada
Editore: Robin
Pagine: 189
Prezzo: 13,00
 
Descrizione:
Il tempo che non muore è quello che ritorna? Pare di sì, se questa volta, mentre presenzia al funerale di un amico, Marlowe Incontra un Irlandese conosciuto da bambino, che gli lascia una busta con il mistero del passato, e un tesoro, per poi svanire dalla scena Inghiottito nel ventre di una nave di Cape Town. Dopo Marlowe ti amo e Dimmi chi sei, Marlowe, Frank Spada tesse nuovamente la sceneggiatura di un film d'epoca, dove gli indizi si configurano come misteri ai quali solo il tempo può dare soluzione. L'incarico di svolgere un'indagine sul fratello di una "lady in passerella", accusato di omicidio, porta Marlowe a varcare una linea di confine parallela all'Oceano Pacifico, costringendolo a far ruotare gli assi della Olds a Las Mesas e a contabilizzare la strada percorsa da un'automobile che è un mito con gli squillanti dollari di un libretto al portatore. Neppure chi comanda il "caso" può sottrarsi al gioco, e rischia di trovarsi messo a nudo per i suoi rapporti con gli agenti federali. Per Marlowe, e per il suo inseparabile doppio Impegnato a esercitarsi con lo spirito, non sarà difficile capire che un tesoro maschera un traffico pesante e che l'Identità di un morto non può essere provata da un cadavere con qualche dito in meno. 
 
L'autore:




Frank Spada è uno pseudonimo dietro cui si cela l'autore dei romanzi hard boiled Marlowe ti amo e Dimmi chi sei Marlowe. Suoi racconti sono stati selezionati in concorsi e premi letterari, e sono pubblicati in varie antologie e online.  

La mia recensione:
Siamo al terzo capitolo della fortunata serie dedicata a Marlowe, il detective sopra le righe che in sella alla sua Olds ci scarrozza lungo la West Coast accompagnandoci con un costante sottofondo jazz.
Sarà la conturbante Camille Lepardieu ad affidargli un nuovo incarico: dimostrare l’innocenza del fratello Claude accusato di un omicidio che giura di non aver commesso. Un’indagine che reca un forte profumo di dollari, quelli depositati su un misterioso libretto al portatore e che, insieme a loschi traffici farà salire a galla il passato. Quasi uno scherzo del destino, infatti, trasformerà questo caso in una sorta di questione personale per Marlowe, non solo perché la  “lady in passerella” è una sua vecchia fiamma ma perché la vittima sembra essere il suo amico Connie.
Se la suspense e i colpi di scena che caratterizzano il racconto ci tengono con le orecchie drizzate e il fiato sospeso, le sequenze da film in bianco e nero a cui l’autore ci ha piacevolmente abituati, si arricchiscono di flashback e riflessioni che, a tratti, sospingono il caso sullo sfondo alimentando il mistero che avvolge la figura del protagonista. L’autore ci fornisce così nuovi elementi che, se collocati nel quadro d’insieme dell’opera, possono essere letti come indizi tesi a configurare e risolvere il giallo che ammanta la complessa personalità di Marlowe.
Questa volta ci apparirà particolarmente malinconico. Mentre sporadiche puntatine al Minnie’s ci regaleranno il sentore di una nascente storia d’amore, attraverso gli irrinunciabili duetti con il suo doppio, il detective svelerà brevi stralci della sua infanzia, lascerà riaffiorare il ricordo legato alla perdita del padre e si abbandonerà a riflessioni dal sapore filosofico che la dicono lunga sul suo “male di vivere”.
“Indosseremo ancora panni stretti, dunque, camuffando sentimenti per compiacere agli altri. ‘Saremo burattini di noi stessi’ dico turbato stringendo i pugni nel silenzio, con l’istintività di emozioni non superficiali e per motivi che non sembrerebbero profondi, se non fosse che ho appena asciugato un velo umido sul palmo delle mani: bere, dimenticare per la via più breve, riportare le cose nella finta consapevolezza di dove stavano prima, sentirmi libero di agire senza tener conto di chi mi sta appiccicato, anzi, inchiodato addosso da una vita, e giocare con lui a rimpiattino in sicurezza, senza paura di sfregarci l’anima” (pag. 89).
Tra queste pagine, più che mai, il personalissimo stile narrativo di Frank Spada, intessuto su una fitta rete di metafore, ci apparirà tutt’uno con la voce narrante, espressione di un personaggio che si rivela sempre più complesso e affascinante proprio come una melodia jazz.






 
 
 

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